giovedì 29 novembre 2007

Tobias Sammet's Avantasia - Lost in Space pt I (2007)

Artista: Tobias Sammet's Avantasia
Titolo: Lost in Space part I
Anno di uscita: 2007
Formazione:
-Tobias Sammet: voce e basso
-Sascha Paeth: chitarre
-Eric Singer: batteria e voce
-Michael Rodenberg: tastiere
Ospiti:
-Henjo Richter: chitarra solista
-Jorn Lande: voce
-Bob Catley: voce
-Amanda Somerville: voce

Nel 2001 l'allora 24enne Tobias Sammet, leader del gruppo tedesco Edguy, fece qualcosa di sensazionale: riunì molti esponenti del panorama rock/metal mondiale e ciò che uscì fuori fu un progetto meraviglioso dal nome Avantasia. Il primo episodio (Metal Opera part I) è considerato un must imperdibile da tutti gli amanti del power metal veloce e pomposo, e fra i vari artisti presenti ricordiamo Kai Hansen (Gamma Ray), Michael Kiske (Helloween), André Matos (Angra) e tanti altri. Un anno dopo arriva nei negozi il secondo episodio (Metal Opera part II), un'altra piccola gemma che sebbene non ai livelli del primo è comunque una degna conclusione del progetto Avantasia. Esatto ho detto proprio conclusione, perchè l'idea del maghetto Tobias era quello di raccontare la storia fantastica di Avantasia (il nome deriva dall'unione di Avalon e Fantasia) in due album. Finita la storia, finito il progetto.
Più e più volte numerosissimi fans hanno chiesto un terzo episodio, ma la risposta è sempre stata la stessa: picche!
Ma il mondo musicale si sa è strano, ed ecco infatti annunciare qualche mese fa una notiziona bomba: il maghetto sta scrivendo il terzo episodio... meno male che la storia era finita!
L'uscita dell'album è prevista per il 25 gennaio 2008, ma il biondo cantante è solito rilasciare qualche ep prima dell'uscita di un suo disco. Questa volta esagera, ne fa uscire addirittura due!
Eccomi pronto dunque a parlare di Lost in Space part I, acquistato qualche giorno fa in quel di Berlino. Inserisco il cd nello stereo, pigio il tasto play e mi preparo ad assistere allo spettacolo del piccolo mago Tobias Sammet!
Si comincia con la traccia che da il nome al singolo, Lost in Space, e subito mi trovo spazziato. Avete presente le sonorità che avevano caratterizzato la Metal Opera? Bene qui non troverete niente di tutto ciò! Il pezzo in questione farà sicuramente discutere, in quanto si tratto di un brano dannatamente radiofonico, sostenuto da un riff in stoppato che irrompe in un ritornello semplice e orecchiabile che invia un messaggio nascosto: "mandatemi su Mtv!!". Rock leggero quindi, ma non vuol dire che non sia una brutta canzone, solo ci si aspettava molto di più. Ospite nel pezzo abbiamo Amanda Somerville, che aveva già prestato la sua bellissima voce ad altri gruppi metal come Epica, Shaman e, guarda caso, Edguy.
Il secondo numero dello spettacolo è un classico che solitamente piace, ovvero una cover in versione metal di una canzone appartenente a tutt'altro filone musicale. Sto parlando di Lay All Your Love On Me degli Abba, resa da Tobi e soci molto divertente; canzone piacevole che in un ep sta più che bene.
Parte Another Angel Down e lo show comincia a farsi interessante: massiccia, veloce e soprattutto powereggiante quanto basta, non sfigurerebbe in nessun album del gruppo madre di Sammet. Gli ospiti qui sono due: Jorn Lande, voce graffiante, e Henjo Richter (Gamma Ray) che impreziosisce il pezzo con un bell'assolo di chitarra.
Segue The Story Ain't Over, e capiamo di essere al momento più importante dello spettacolo, il pezzo forte. Si comincia lentamente con delle ottime orchestrazioni che accompagnano la voce di Tobias, poi un ponte fatto di tasti bianchi e neri ci porta al ritornello, così bello e trascinante che viene voglia di cantarlo a squarciagola! Grande canzone! Degno di nota è anche l'assolo di chitarra, veloce ma mai fuori posto. La voce femminile è sempre di Amanda Somerville, mentre il secondo ospite è Bob Catley dei Magnum.
Lo show deve finire, e lo capiamo con Return to Avantasia, intermezzo strumentale di 40 secondi circa che ci porta alla fine, rappresentata da Ride to the Sky, cover del gruppo rock tedesco Lucifer's Friend. Non conosco l'originale, comunque la versione presente in questo ep ci fa tornare all'epoca in cui è stata scritta, gli anni '70. Il pezzo fa molto Rainbow e alla voce troviamo Eric Singer (Kiss), che suona anche tutte le parti di batteria.
Il cd contiene anche una traccia multimediale con video, making of, photogallery e wallpaper.
Questo dischetto alla fin fine l'ho apprezzato, ma non posso esprimere nessun giudizio vero e proprio finchè non esce l'album, che attendo con pazienza. Spero solo che The Scarecrow (questo il titolo) non tenti nessun approccio radiofonico alla Lost in Space, ma che dia ulteriore conferma del genio di Tobias Sammet.
Fra breve la recensionde della seconda parte di Lost in Space...

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martedì 27 novembre 2007

Rick Wakeman - Return To The Centre Of The Earth (1999)

Artiststa : Rick Wakeman
Titolo Album : Return To The Centre Of The Earth
Anno Di Uscita : 1999

Line Up:
Tastiere : Rick Wakeman
Chitarra : Fraser Thorneycroft-Smith
Basso : Phil Williams
Batteria : Simon Hanson


Quest'uomo è semplicemente uno dei maggiori e più famosi
tastieristi dell ambiente prog (e anche non) dagli anni 70 a oggi.

Diventato famoso nel ruolo di membro degli YES,
ha poi sfornato decine di dischi da solista.
Questo è il seguito di "Journey To The Centre Of The Earth"
uscito ben 25 anni prima.
Entrambi sono completamente composti e musicati
da Wakeman,ispirandosi al celebre romanzo di Jules Verne.

Nonostante già il primo sia considerato da molti
uno dei suoi capolavori,questo secondo capitolo,a mio parere
grazie alle possibilità moderne è ancora più grandioso.


A coadiuvare Wakeman e gli altri musicisti,troviamo
la London Symphony Orchestra e l'English Chamber Choir.


Questo album è un vero e proprio racconto,con
tanto di voce narrante che si alterna alle tracce
musicali.Qui troviamo la prima chicca,Patrick Stewart,

ebbene si,Jean-Luc Picard!! (Star-Trek).
E' proprio lui che per tutta la durata del cd
ci accompagna e spiega cosa sta accadendo.

Niente da dire su questa scelta,una voce azzeccattisima :O

Ed ecco che tra la voce di Stewart e un pezzo corale pomposissimo
abbiamo passato il primo pezzo "A Vision" e subito il secondo
"The Return Overture" che ci "RI"apre le porte a questo viaggio.

Il 3° brano "Mother Earth" ,diviso in piccoli
capitoli,è ancora dedicato alla narrazione,con sotto
un arrangiamento che ci permette di fare una scelta:
capire le parole,o semplicemente ascoltarle fondendole
al sound che le accompagna.
Questo avverrà spesso all interno dell album.

Alle parole "The EarthQuake Had Begun" ecco iniziare il primo pezzo
vero e proprio. Subito si crea un atmosfera teatrale nella
quale ci stiamo facendo trascinare con facilità, quando qualcosa
irrompe a spezzare le soavi voci del coro, un canto tagliente,a tratti
fastidioso,ma se così non fosse non si tratterebbe del primo
ospite dell opera, Ozzy Osbourne. Wakeman ha imbroccato di
nuovo la persona giusta per cantare :

"I'm just buried alive.
Nowhere else left to hide
No-one knows me inside.
No-one gets out alive."

Continuiamo nella narrazione e arriviamo al sesto
brano "Is Anybody There?",a mio giudizio uno dei migliori
dell intero LP.L'arrangiamento e la seconda guest star
che si alternano in questo brano sono sublimi.
La voce di Bonnie Tyler richiama le più fredde emozioni
mentre ci fa capire che li fuori non c'è nessuno.
C'è da dire che richiama alla mente la storica hit della
Tyler "Totale Eclipse Of Th
e Earth".

"The Dance Of Thousand Lights" è un pezzo strumentale
davvero degno di nota,potrei viaggiare per ore
ascoltandolo,muovendo le dita sue giù,a destra e sinistra,
cercando di seguire questa melodia spensierata
che sembra non avere mai una fine! (purtroppo ce l'ha :( ).

Alla traccia 10 ci imbattiamo in Tony Mitchell,che non ho ben capito da dove
spunti. Nonostante la sua voce non mi dispiaccia,trovo il pezzo "Mr. Slow" un pò
piatto rispetto al resto del disco.

Alla dodicesima traccia invece c'è un altra vecchia
conoscenza degli Yes,Trevor Rabin,che si diletta a suonare
la chitarra e cantare contemporaneamente.
La voce da anni 80 e l'appoggio di un assolo che si mescola
perfettamente all ambiente creato dall orchestra permettono di avere
un altro ottimo pezzo del album!

"The Kill" è un altro pezzo strumentale dove i synth e il coro dovrebbero
farla da padrone, purtroppo secondo me, si perdono un pò per strada.

Fa capolino alla traccia 16 Justin hayward (The Moody Blues) a
cantare "Still Waters Run Deep",che concilia sicuramente a meraviglia
con l'English Chamber Choir.
Purtroppo per quanto fatta perfettamente non riesce
a non annoiarmi dopo un pò.

A ridare una grande sferzata al disco arriva la cantante Katrina Leskanich
(non particolarmente famosa da noi) veramente energica nel
cantare "Ride Of Your Life",pezzo dove anche tutto l'arrangiamento,dai cori
al sempre magico Wakeman pur non esagerando non sbagliano un colpo!

Stiamo giungendo alle battute finali,"FloodFlames" strumentale che
prende un tiro davvero notevole ma lo lascia presto vista la durata del brano.

"The End Of The Return" riprende e estende quella che era stata l'opener,dando
uno sfarzoso finale a questa grande rock opera.

Nonostante possa sembrare eretico a dirlo di un opera prog,un difetto
di questo disco può essere l'eccesiva durata,per quanto bravo
Wakeman tende a ripetersi o a infarcire con pezzi non del tutto
degni di nota.

La grandezza di questo LP la possiamo riconoscere anche da un altro
piccolo (ma grande) particolare.
Questo disco è stato prodotto dalla EMI CLASSICS!!
Non avviene molto spesso che un artista di stampo Rock approdi
a case come questa, ma Wakeman è riuscito anche in questa impresa!

Alla prox ;)



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giovedì 22 novembre 2007

Chopper (2000)


Regista: Andrew Dominik
Sceneggiatura: Mark Read, Andrew Dominik
Cast: Eric Bana, Simon Lyndon, Vince Colosimo
Paese: Australia
Durata: 1h 30'

La storia di Mark "Chopper" Read, definito uno dei più pericolosi criminali d'Australia, divisa fra la prigione, la vita fuori da essa e le vecchie amicizie.
Non mancano molte ore alla mia partenza per Berlino ed eccomi al pc a parlare di Chopper. Mi chiedo se questo sia amore per il cinema o se più semplicemente sono pazzo.
Tralasciamo la delicata questione delle mie facoltà mentali per descrivere bene questo film. La sceneggiatura è basata (non fedelmente) sull'autobiografia di Mark "Chopper" Read, un best seller nella terra dei canguri, quindi quello che abbiamo di fronte è una storia vicina alla realtà. Il film non si preoccupa di far risaltare principi morali, ne' ci vuole far riflettere o quant'altro; no, piuttosto ci narra la vicenda dura e cruda com'è, fra momenti di efferata violenza che precedono attimi di debolezza. Il protagonista (ben interpretato da Eric Bana, che mai era andato oltre la commedia) è un duro, ma non viene descritto come il classico criminale spietato, ma nemmeno come un gentiluomo con l'hobby dell'omicidio. E' una "persona normale" (come si definisce lui stesso) che ha scelto la via dell'illegalità, alterna ragione e follia, e come molti esseri umani dei nostri tempi cerca di essere un leader a costo di attirare odi e dissapori. Chopper è l'incarnazione, nonchè il riassunto, di ciò che può diventare (o che è) l'uomo moderno: uno spavaldo esibizionista, un presuntuoso che è convinto di avere tutto sotto controllo, ma che in fondo ha paura.
Il film scorre molto bene, violenza (terribile nelle scene in carcere) e crimine sono i punti salienti di questa pellicola, e riesce a mantenere un certo ritmo tale da far passare rapidamente 90 minuti scarsi in compagnia della faccia brutta dell'Australia. Insomma il film mi è piaciuto, certo non è bellissimo, tutto è abbastanza scolastico (eccezion fatta per un paio di scene) ma credo sia da vedere almeno una volta.

Curiosità:
-E' stato Mark Read a suggerire Eric Bana per il suo ruolo, e l'attore ha passato due giorni a contatto con il criminale ad apprendere tutti i suggerimenti possibili.

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mercoledì 21 novembre 2007

Old Boy (2003)




Regia: Park Chan-wook
Soggetto: Tsujiya Garon, Minegishi Nobuaki
Sceneggiatura: Hwang Jo-yoon, Im Joon-hyung, Park Chan-wook
Paese: Corea del Sud
Durata: 120'

Il protagonista di questo film è Dae-su, un padre di famiglia un pò scapestrato, che verrà imprigionato senza alcun apparente motivo per 15 anni in una stanza senza nessun contatto umano al di fuori di un televisore, attraverso il quale scoprire che la moglie è stata uccisa.
L'inizio del film tratta della prigionia di quest'uomo, un concentrato di angoscia e pazzia che aumentano con il passare degli anni; e proprio quando ci sarà una possibilità di fuga, Dae-su verrà scarcerato senza nessuna motivazione.
Fuori incontra Mi-do, una cuoca di un programma televisivo che più volte aveva visto nella sua prigionia, la quale lo accoglie a casa sua.
A questo punto la vita di Dae-Su avrò un solo scopo: la Vendetta!
Questo è il secondo capitolo della Trilogia della Vendetta girata dal regista sud-coreano Park Chan-wook, iniziata nel 2002 con "Mr. Vendetta" e conclusa nel 2005 con "Lady Vendetta".
Il film è un ritratto di rabbia e violenza, disegnato in maniera magistrale attraverso inquadrature molto suggestive e particolari (bellissimo il combattimento nel corridoio che ricorda i vecchi platform di combattimenti da sala giochi).
La trama non è assolutamente da meno, con continui colpi di scena che vi terrano incollati allo schermo, un'esigenza che crescerà con l'avanzare della trama e la spiegazione di tutto quello è accaduto.
Devo dire che questo film mi ha proprio colpito, e rappresenta dal mio punto di vista un bell'esempio di cinema contemporaneo.

Curiosità:
- Quentin Tarantino, presidente della giuria del Festival di Cannes del 2004, ha definito Old Boy come «il film che avrei voluto fare».
- Il film è basato sul manga "Oldboy" di Minegishi Nobuaki e Tsuchiya Garon.
- Il film ha vinto:
- Festival di Cannes 2004: Gran Premio della Giuria
- Festival del cinema di Catalogna: Miglior film


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martedì 20 novembre 2007

Mago de Oz - La Ciudad de los Arboles (2007)

Artista: Mago de Oz
Titolo album: La Ciudad de los Arboles
Anno di uscita: 2007
Formazione: Txus di Fellatio (batteria), Carlitos (chitarra solista), (chitarra), Jorge Salan (chitarra), Jose Andrëa (voce), Sergio Cisneros "Quisquilla" (tastiere), Fernando Ponce de León (fiati), Pedro Díaz "Peri" (basso), Carlos Prieto "Mohamed" (violino)

Ottima annata il 2007 per gli amanti del power metal! Avantasia, Gamma Ray, Helloween, Sonata Arctica e chi più ne ha più ne metta! E da qualche giorno sono tornati sul mercato con la loro ultima fatica anche gli spagnoli Mago de Oz.
Il loro precedente Gaia II mi aveva letteralmente ipnotizzato, un doppio album denso di ottimi pezzi, e di conseguenza temevo per questo La Ciudad de los Arboles, in quanto le aspettative erano sicuramente alte.
La proposta è sempre la stessa: potenti riff di chitarra che attingono ai vari filoni della musica dura (dagli Iron Maiden ai Deep Purple), sonorità celtiche, lingua spagnola e tanta allegria! Di quest'ultimo ingrediente ne sono state usate dosi abbondanti, è impossibile ascoltare quest'album senza muovere il culo a suon di musica!
La parte migliore è la prima metà! La title-track è varia e trascinante, la palla viene poi passata a Mi nombre es Rock n Roll, che ci trasporta negli anni '80 in piena era glam... se non fosse per il cantato in spagnolo penserei di trovarmi a Los Angeles! El Rincón De Los Sentidos non è trascinante come le altre due ma ha uno dei ritornelli più orecchiabili del disco, Deja De Llorar (Y Vuelvete A Lenvantar) rallenta leggermente il ritmo, così come La Canción De Los Deseos, meno pesante ma comunque godibilissima! La seconda sorpresa (dopo l'incursione glam) arriva con il primo singolo estratto: Y Ahora Voy A Salir (Ranxeira) che trascinerà l'ascoltatore in un'atmosfera da sagra da paese... un vero spasso! Runa Llena è uno scorrevole intermezzo strumentale che fa da trampolino di lancio a Resacosix En La Barra, ovvero la cover di '39 dei Queen, canzone che ho sempre amato! I Mago de Oz non la stravolgono (per fortuna), ma Freddy&Co. davano qual tocco di magia in più che qui manca. Dopo No Queda Sino Batirnos che non aggiunge altro all'album arriva il vero lento, Sin Tí, Sería Silencio (Parte II), molto dolce e romantica. Come conclusione dell'album abbiamo Si Molesto, Me Quedo prima dell'outro.
La Ciudad de los Arboles è appena finito, ma la voglia di farlo ripartire da capo è alta! Quindi seguite il mio consiglio, partecipate anche voi a questa divertentissima festa di folk e metallo!


Tracklist
01 - El Espíritu Del Bosque (Intro)
02 - La Ciudad De Los Arboles
03 - Mi Nombre Es Rock & Roll
04 - El Rincón De Los Sentidos
05 - Deja De Llorar (Y Vuélvete A Levantar)
06 - La Canción De Los Deseos
07 - Y Ahora Voy A Salir (Ranxeira)
08 - Runa Llena
09 - Resacosix En La Barra
10 - No Queda Sino Batirnos
11 - Sin Ti Sería Silencio (Parte II)
12 - Si Molesto Me Quedo
13 - El Espíritu Del Bosque II (Outro)

Il video di Y Ahora Voy A Salir (Ranxeira) A QUESTO INDIRIZZO

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domenica 18 novembre 2007

Bad Brains (2005)

Regista: Ivan Zuccon
Cast: Emanuele Cerman, Valeria Sannino, Matteo Tosi
Nazione: Italia
Durata: 1h 23'

Alice e Davide, sono due giovani innamorati. Ma sono anche due serial killer che uccidono per un determinato quanto sconosciuto scopo. La loro esistenza verrà sconvolta dalla visita di un uomo misterioso che forse porrà fine alla loro folle ricerca.
Solitamente quando mi trovo davanti ad un horror di recente produzione mi spavento un po'. E non intendo quella sana emozione che un film del genere dovrebbe cercare di procurare, ma la sensazione di trovarsi di fronte ad un lavoro approssimativo, banale o addirittura scadente. Per fortuna Bad brains non rientra in quest'ultima categoria.
Innanzitutto vorrei sottolineare la qualità della fotografia e della location, entrambi ottime: le immagini cupe, opprimenti ma nitide si sposano benissimo con le stanze di morte del casolare dove è ambientata tutta la vicenda. Così come nei flashback l'uso di tonalità più fredde è a mio avviso molto azzeccato.
Oltre queste due caratteristiche più tecniche, un'ulteriore nota di merito va alla storia, particolare, con numerose soprese che sicuramente riescono a mantenere vivo l'interesse dello spettatore. Ma a farla da padrona è l'atmosfera che Zuccon è riuscito a creare: ansia, angoscia e un senso di claustrofobia ci perseguiteranno dall'inizio fino all'ultimo secondo del film, facendoci immedesimare nelle varie vittime della follia dei due killer, fra muri imbrattati di sangue, cadaveri come compagni di cella, torture fisiche e psicologiche. Il montaggio non ci aiuta ad una visione più rilassata: a volte risulta confuso e poco lineare, soprattutto all'inizio, tanto che disorienta ancora di più l'impavido spettatore che ha osato entrare in questo mondo di lucida follia.
I personaggi principali sono tre: Davide, la cui unica emozione che sembra manifestare è la rabbia, come se fosse vuoto; Alice, il lato più umano della coppia, è lei a provare dubbi e paure; e infine l'uomo misterioso, il personaggio che forse attrae di più. Purtroppo gli attori, Matteo Tosi escluso, non sempre riescono a fornire una buona interpretazione.
Questo lavoro tutto targato Italia più volte mi ha fatto venire in mente il più blasonato Hostel, vuoi per l'atmosfera straziante, vuoi per le torture e i litri di sangue, ma Bad brains, sebbene non sia nemmeno lontanamente un capolavoro, è decisamente un lavoro di tutt'altro livello, soprattutto se consideriamo l'enorme differenza di budget e produzione. Riuscirà finalmente l'horror italiano a riprendersi un ruolo da padrone?

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sabato 17 novembre 2007

Fargo (1996)


Regista: Joel Coen
Sceneggiatura: Joel e Ethan Coen
Cast: William H. Macy, Steve Buscemi, Frances McDormand, Peter Stormare
Paese: USA
Durata: 1h 33'


Jerry Lundegaard ha bisogno di denaro, e non potendolo chiedere al ricco suocero, assolda due criminali per inscenare il rapimento della propria moglie, che è all'oscuro di tutto, per poi intascare il riscatto.
Quando si vede un film dei fratelli Coen possiamo stare tranquilli che non siamo di fronte ad un lavoro convenzionale o banale. Non è mai successo, nemmeno con un prodotto più "commerciale" (le virgolette sono d'obbligo) come Prima ti sposo e poi ti rovino.
La trama di per se' non ha niente di innovativo, ma il suo sviluppo è di grande impatto, diverso da quello che possiamo trovare in altri thriller. In questa storia non ci sono eroi, nessun fighetto di turno ne' tantomeno qualcuno dotato di chissà quale intelligenza: Lundegaard è un semplice e timido venditore di auto, i due criminali sono ingenui e avventati, la poliziotta (in procinto di partorire) svolge il suo lavoro correttamente con leggerezza, senza prendersi troppo sul serio come il 90% dei suoi colleghi di altri film. A farla da padrone è quindi la verosomiglianza con la vita reale, i dialoghi infatti sono credibilissimi, oltre che essere divertenti (quando la poliziotta fa arrabbiare il povero protagonista quest'ultimo ha una reazione così vera ed umana che non può non far suscitare una risata), così come le situazioni, che raggiungono il loro apice nei vari momenti tragicomici, il rapimento ad esempio, giusto per citarne una.
Fargo però non regala solo momenti di ilarità: essendo così volutamente vicino alla realtà, sa essere crudo e violento, sottolinando la vuotezza in cui l'uomo affoga (e qui il paesaggio del gelido Minnesota gioca un ruolo fondamentale), ma allo stesso tempo ci mostra quanto sia importante credere nella bellezza delle piccole cose, e il rapporto fra Marge, la polizziotta, e suo marito ne è credo l'esempio migliore.
Fra le varie chicche di questo film dove nulla sembra fuori posto ci sono gli attori , tutti calati in maniera ottima nella loro parte e doppiati con classe nella versione italiana.
Si può avere dunque di meglio in campo cinematografico per quanto riguarda storie plausibili infarcite di crimini, cinismo e divertimento? Strano ma vero ma la risposta è sì! Si tratta de Il grande Lebowski... dei fratelli Coen!


Curiosità:
-Il film ha vinto due premi oscar: miglior attrice protagonista (Frances McDormand) e miglior sceneggiatura
-Steve Buscemi che in questo film interpreta un logorroico criminale, nel successivo Il grande Lebowski viene sempre zittito
-La maggior parte delle scene, sia quelle notturne che quelle diurne, vennero girate senza l'utilizzo di luci artificiali
-William H. Macy volle a tutti i costi il ruolo di Jerry Lundegaard, arrivando a chiedere ai Coen se avevano intenzione di rovinare il film scegliendo qualcun altro al suo posto

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venerdì 16 novembre 2007

Battle Royale (2000)





Titolo Originale : Batoru rowaiaru
Regista : Kinji Fukasaku
Sceneggiatori : Koushun Takami (storia), Kenta Fukasaku (screenplay)
Nazione : Giappone

Immaginatevi la vostra classe delle superiori e tutti i vostri compagni di classe accerchiati da militari armati mentre il professore spiega che siete stati sorteggiati per partecipare ad un simpatico gioco dove solo uno di voi ne uscirà vivo: questo è Battle Royal !
Questa è la trama del film di cui sto per parlarvi, un film dove sangue e violenza sono all'ordine del giorno e le persone sono messe una contro l'altra allo scopo di sopravvivere alla mattanza.
In un giappone non troppo futuristico, il governo, per reprimere degli adolescenti ormai sempre insoddisfatti, violenti e senza senso per le autorità, organizza su un'isola disabitata delle gare nelle quali non esiste nessuna regola e dove bisogna lottare per sopravvivere; il gioco finisce quando ne rimane vivo solo uno ( who wants to live forever ? ) oppure al limite di 3 giorni, alla fine dei quali un simpatico collarino indossato dai partecipanti esploderà causandone la morte.
Questa è la situazione a cui sarà sottoposta una intera classe delle superiori giapponese: uccidere tutti i proprio amici per garantirsi la sopravvivenza.
Bhè non vi dirò altro sulla trama, se quello che avete letto fino adesso vi spira, questo film non vi lascerà delusi.
Adesso passiamo a qualche annotazione: a mio avviso spettacolare la parte del professore Kitano, interpretato dal grande Takeshi Kitano; anche se il suo personaggio è sicuramente uno dei protagonisti, non compare spesso durante il film, ma quando lo fa è uno spettacolo !!
Il film dopo la sua uscita ha scatenato numerose polemiche sopratutto da parte del Governo Giapponese e in molti paesi è stato censurato o addirittura bandito, io sono riuscito a vedere la versione estesa del film ( logicamente con sottotitoli italiani, i nostri diritti li ha la Shin Vision dal 2000 ma non ci ha ancora fatto nulla), e devo precisare che ha delle parti in più rispetto alla versione originale, ma questo non è dovuto a censure bensì ad una scelta del regista di filmare alcune scene aggiuntive da mettere qua e là per una seconda versione.
Bellissimi i report a video ad ogni morte dei partecipanti che informano lo spettatore dello stato corrente del gioco.
Attenzione !! Dopo la visione di questo film non vi fiderete più di nessuno ! :D


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mercoledì 14 novembre 2007

Ken Paisli - Solo Ozzy



Anno: 2007
Editore: Chinaski Edizioni
Dati: 200 pagine, foto a colori

Ecco l'ultima biografia sul discusso principe delle tenebre: Ozzy Osbourne. Dall'infanzia non certo agiata nei freddi sobborghi di Birminghan agli esordi musicali, dai Black Sabbath alla carriera solista fino ad arrivare al triste reality show e al suo ultimo album di inediti.
Ozzy, nel bene e nel male, è un personaggio più unico che raro: icona del rock pesante e fra i fondatori dell' heavy metal, ma anche icona della new generation cresciuta a pane e Mtv, passando per gli eccessi che hanno caratterizzato la sua vita da rockstar (pipistrelli e colombe di tutto il mondo lo temono), la dipendenza da alcool e droghe e la vita con la moglie Sharon e quegli imbecilli dei figli (mi riferisco ai due famosi, ne ha addirittura altri 4!).
Ma che cos'ha questa biografia di diverso dalle solite biografie? Bè, chi la scrive è un folle!
Ken Paisli (classe 1970), che si definisce "il re del gonzo journalism" (e a questa affermazione consiglio di leggere "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter Thompson) è uno scrittore sicuramente anormale, un surfista che vive fra Auckland e Dublino che non rilascia mai interviste, che non ama farsi vedere in giro, nemmeno alle presentazioni dei suoi libri, e che scrive in una maniera non convenzionale. Paisli non racconta la vita del personaggio come se dovesse scrivere un libro di storia o un articolo sul Corriere della Sera, ma come se si trovasse a tu per tu con il lettore seduto in pub a bere una birra (forse anche due o tre)!
Questo vuol dire che inserisce commenti, pareri personali, storielle divertenti (capitate a lui, non a Ozzy), recensioni al limite della squilibratezza (Paranoid e Black Rain su tutte!) e perchè no, anche prese per il culo!
Tutti gli amanti del metallo pesante dovrebbero avventurarsi in questo mondo di follia targato Osbourne&Paisli, ma essendo una lettura così scorrevole e divertente sono sicuro che verrerrbe apprezzata anche da chi non è in grado di distinguere la differenza fra un riff di Randy Rhoads e un arpeggio di Pino Daniele!

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martedì 13 novembre 2007

The Twilight Samurai (2002)



Titolo originale: Tasogare Seibei
Regia: Yoji Yamada
Cast: Hiroyuki Sanada, Rie Miyazawa, Nenji Kobayashi, Min Tanaka, Ren Ôsugi, Mitsuro Fukikoshi, Miki Ito, Erina Hashiguchi, Hiroshi Kanbe, Tetsuro Tamba
Sceneggiatura: Yoshitaka Asama, Yoji Yamada
Nazione: Giappone
Durata: 2h 09'

Come avrete già intuito dalla locandina e dal titolo, questo film tratta di samurai.
Non pensate ad un film d'azione come sarebbe facile intuire, ma a una storia per certi versi anche abbastanza drammatica che ci svela pian piano tutte quelle che erano le usanze e i costumi di un villaggio di samurai alla fine del 1800 ( gli anni del declino di questa casta giapponese).
Il protagonista è Seibei Iguchi, un samurai che lavora nei depositi di cibo del suo 'feudo', e vive con la vecchia madre e le sue due figlie di 5 e 10 anni.
Il dolore della perdita dell'amata moglie per tubercolosi non facilità la sua vita, e lui agli occhi degli altri samurai appare trasandato e senza cura di se stesso.
Fin dall'inizio il protagonista ci viene mostrato dal un lato molto umano, attraverso le sue mansioni giornaliere che comprendono coltivare il piccolo orto dietro la casa e costruire piccole gabbiette per gli insetti da vendere per arrotondare il suo stipendio.
Cio' che viene fuori è un ritratto di cio' che i samurai dovevano realmente fare per vivere, non certo cavalieri erranti alla ricerca di duelli come altre volte vengono rappresentati.
E' molto difficile riuscire a inquadrare questo film in qualche cosa di già visto, il racconto scorre piacevolmente raccontato dagli occhi della piccola figlia di Seibei; lui che si troverà ad affrontare numerose difficoltà derivanti dal fatto di essere un eccellente spadaccino, fino all'ultimo non mancherà mai di modestia e buon senso contro tutte le avversità.
Durante il film potremmo godere di uno spaccato delle gerarchie adottate dai samurai, e nei loro discorsi salterà spesso fuori la figura dello Shogun e la loro particolare visione del Clan.

The Twilight Samurai è stato molto apprezzato dal pubblico guadagnandosi una candidatura all'oscar come miglior film straniero, e vincendo ben 12 categorie agli oscar giapponesi ( Japanese Academy Awards ), tra cui migliore fotografia, Regista, Attore e Attrice.

Questo è un film molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e la storia scorre tranquilla dall'inizio alla fine, tranquilli non mancheranno 2 scontri con la spada ( altrimenti che samurai sono ?! ).
Consiglio questo film a tutte le persone che hanno interesse nell'imparare qualcosa di più della cultura orientale, ma se state cercando un film d'azione cercherei qualcos'altro!

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lunedì 12 novembre 2007

Evil - Il ribelle (2003)



Titolo originale: Ondskan
Regista: Mikael Hafström
Sceneggiatura: Hans Gunnarsson, Mikael Hafstrom, dal romanzo di Jan Guillou "Ondskan"
Cast: Andreas Wilson, Henrik Lundström, Gustaf Skarsgård, Linda Gyllenberg
Nazione: Svezia
Durata: 1h 49'

Svezia, primi anni '50. Erik, un giovane ribelle, viene mandato dai genitori in un prestigioso collegio privato nella speranza che il ragazzo metta la testa a posto e si diplomi. Ma la sua nuova scuola sarà tutt'altro che idilliaca.
Il film comincia col botto: due scene una dietro l'altra, entrambe belle, dure e struggenti che ben mi hanno fatto sperare per le immagini a venire. Invece le mie aspettative non sono state soddisfatte, e non perchè la pellicola in questione non sia un bel lavoro, tutt'altro, ma per il fatto che è priva di una benchè minima sorpresa. Tutto scorre secondo il solito schema per questo tipo di film che potrei definire di formazione: il ragazzo nuovo che viene maltrattato, ben poche amicizie nel giro dei cosidetti "sfigati", la storia d'amore difficile, la rivincita (o quasi) alla fine. Come altra nota negativa aggiungo il ruolo di certi personaggi, come il perfido Silverhiem o il buon Pierre, troppo stereotipati, sembra di assistere ad una recita per bambini dove il cattivo si comporterà sempre in un modo e il buono nell'altro.
E dopo che sembra aver cassato questo film ora devo parlare dei suoi pregi. In primis, ribadendo la sua non originalità, la pellicola non annoia mai, il ritmo è incalzante con certe scene che oserei definire addirittura adrenaliniche. In secondo luogo, a dispetto di certi personaggi vuoti, il protagonista è ben caratterizzato: siamo di fronte infatti ad un personaggio più umano, e come tale contraddittorio, forte in certe situazioni, vigliacco in altre (e non parlo della scena del verme). Il merito è anche di Andreas Wilson che offre una prestazione veramente di alto livello.
Ultimo aspetto che vorrei sottolineare è la crudezza di certe scene che in film simili a queste non mi era capitato di vedere: la violenza esplicita degli studenti, non solo quella psicologica, parlo di veri e propri pestaggi degni dei peggiori teppisti, il tutto circondato da un'aria di totale indifferenza e accondiscendenza da parte delle autorità scolastiche che infastidisce. Spero con tutto il cuore che i professori svedesi siano diversi da quelli di Evil.
Film che si basa su ottimi principi (i soliti), come l'amicizia, l'amore e la lotta contro le ingiustizie, che consiglio di vedere se capita l'occasione (cioè il giorno che il signor Palinsesto toglierà i reality shows per trasmettere quelche filmetto), ma che non consiglio come acquisto se amate un minimo di sorprese in un film.

Curiosità:
-Il film è stato candidato agli oscar come miglior film straniero
-Un titolo svedese è stato tradotto in italiano con un titolo inglese. Credo che siamo gli unici a fare una cose del genere!
-Ondskan significa "il male"

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domenica 11 novembre 2007

Lizzy Borden - Appointment With Death (2007)



Artista : Lizzy Borden
Titolo Album :
Appointment With Death
Anno di Uscita :
2007
Line Up : Lizzy Borden - Voce , Ira Black - Chitarra , Marten Andersson - Basso, Joey Scott - Batteria


Ormai è ufficiale,da un pò di anni a questa parte una marea
di gruppi che hanno avuto la loro maggiore notorietà nei gloriosi
anni 80 sono tornati a farsi sentire (chi prima,chi dopo,lo stanno
facendo davvero tutti). Nonostante non si parli di venti
anni fa,Lizzy Borden non approdava nei negozi da ben sette
anni,dopo averci lasciato quella prova che era "Deal With The Devil"
con i suoi alti e bassi.


Il nuovo disco è, come già precedentemente fatto,un concept
sulla morte.Già dalla cover lo si poteva intuire ;)



Borden per copertina e futuri show live ha reclutato Ralis Kahn,celebre
realizzatore di Make-up (già sfruttato da Marylin Manson in passato).
Questo è il suo scarno sito. (RALISFX)
La copertina raffigura Lizzy nei panni dell Angelo della Morte che
"raccoglie" tre anime che si sono suicidate in altrettante maniere diverse.

E' stato chiamato a corte anche Alex Solca,fotografo,che ha
realizzato diversi shot della band.Il motivo spiegato dallo stesso Borden
è salvare o almeno lasciare un caro ricordo nell era di
ITunes di questa ormai razza rara che sono diventati i booklet.

Anche per quanto riguarda la musica non sono mancati elementi di spicco
ad alzare il livello del disco. Difatti hanno partecipato:

- George Lynch ( Chitarrista - Dokken,Lynch Mob)
- Corey Beaulieu ( Chitarrista - Trivium)
- Dave Meniketti (Chitarrista Voce - Y&T)
- Jonas Hansson (Chitarrista - Silver Mountain)
- Eric Rutan (Chitarrista Voce - Morbid Angel,Hate Eternal,Ripping Corpse)
- Michel T. Ross (Tastierista - Hardline,Angel,Kry Freedom,Accomplice etc.)
- Adam Cameron
- Zane
- Marliese Quance


Il disco scorre dalla opener fino alla fine,con un sound che seppur
appesantito e modernizzato rimane quello che ha sempre caratterizzato
il sound dei Lizzy Borden sin ora.
Non mancano momenti come "Somethin's Crawlin" con assoli e cori
ruffianissimi (che si lasciano amare!) o più orientati al singolo commerciale
come "Under Your Skin".
Come letto anche altrove non passano inosservati i soliti richiami ai
mostri sacri come Iron Maiden e Judas Priest. Un pezzo che mi ha riportato
al Borden più 80's è sicuramente "Tomorrow Never Comes" che ritroviamo
anche come Ghost Track finale in chiave acustica.
Nulla da dire sulla Titletrack che penso rimarrà sempre il pezzo più
trascinante del disco insieme alla opener "Abnormal". Un ultimo plauso
a Borden che nonostante gli anni non ha perso per nulla il suo
inconfondibile timbro!(almeno su disco).

A voi l'ascolto!

TrackList:
Abnormal
Appointment With Death
Live Forever
Bloody Tears
The Death of Love
Tomorrow Never Comes
Under Your Skin
Perfect World
Somthin’s Crawlin’
(We Are) The Only Ones
The Darker Side


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sabato 10 novembre 2007

Splatters - Gli Schizzacervelli (1992)




Titolo originale:
Braindead
Regista: Peter Jackson
Sceneggiatura: Peter Jackson, Stephen Sinclair, Frances Walsh
Cast: Timothy Balme, Elizabeth Moody, Diane Penalver, Ian Watkin
Nazione: Nuova Zelanda
Durata: 1h 39'


Anno 1957, una cittadina dall'aspetto tranquillo. Lionel vive in una grossa casa in cima ad una collina insieme alla dispotica madre (chi ha detto Psycho?!), la quale non approva le simpatie che la giovane Paquita prova per il figlio (il quale ovviamente ricambia). Un giorno la vecchia bisbetica spiando i ragazzi in uno zoo verrà morsa da una rarissima specie di scimmia-topo che la trasformerà in una sorta di zombie.
Qualche anno prima della fortunata trilogia de "Il signore degli anelli" Peter Jackson ci offre il suo terzo film (i precedenti erano Fuori di testa e Meet the Feebles) che inorridisce, disgusta, con scene di sana demenzialità e di pessimo gusto, ma che soprattutto diverte: la pellicola in questione è un connubio riuscitissimo fra i film splatter (lo si poteva intuire anche dal titolo) e i film comici. Difatti tutta la vicenda è un susseguirsi di divertentissime gag (il prete ninja, il funerale e tante altre) tutte infarcite di scene puramente horror, con litri e litri di sangue (e non è un modo di dire, solo per una scena ne sono state versate diverse centinaia di litri), membra maciullate, pelle che si lacera, teste che saltano, necrofilia, cannibalismo e chi più ne ha più ne metta: mai visto tanto sangue in vita mia come in questo film, e dire che di horror ne ho visti abbastanza!
Con questo Splatters sembra proprio di assistere ad una festa, un'esaltazione di questo (sotto)genere che trova il suo giusto sfogo in maniera persino esagerata (e questo attenzione è una cosa positiva) nella lunga scena finale!
Il risultato è come già detto pregevole, Splatters è il classico dvd da tirare fuori nelle serate fra amici fra birra e divertimento, perchè sono sicuro che anche chi non ama il genere horror può apprezzare questo lavoro del buon Jackson, basta avere un minimo di predisposizione per i b-movies... ed essere forti di stomaco ovviamente!

Curiosità:
-Questo sarà l'ultimo film di questo genere per Peter Jackson
-Gli zombie nella versione originale non parlano, in quella italiana invece dicono battute, stupide ovviamente!
-Si ritiene sia il film più sanguinolento della storia
-In alcuni cinema si dice che davano dei simpatici sacchettini per il vomito
-Il regista appare nel ruolo di un imbalsamatore
-I nativi che si vedono all'inizio sono interpretati dalla squadra nazionale di rugby delle Fiji
-La location iniziale è stata utilizzata anche per una scena de "Il signore degli anelli: il ritorno del re"

Il trailer originale, che mostra per l'ennesima volta quanto Jackson non sia sano di mente!

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Philip J. Fry, Mr Koala, El Blind